martedì 30 agosto 2011

La matematica e il mondo del lavoro (in Italia...)

I matematici sono richiestissimi, la matematica è applicabile a qualsiasi cosa, un matematico trova sicuramente un lavoro stabile a tre anni dalla laurea ecc. Tante belle parole che si abbinano male con l'idea comune che un laureato in matematica possa fare soltanto l'insegnate (che con i tempi che corrono non sarebbe comunque male). Hanno provato con il cinema a far capire al mondo che i matematici possono essere utili anche al di fuori di una scuola. Da un altro punto di vista però se la sono giocata un po' male, visto che li descrivono come gente un po' particolare (Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins in La prova, Russell Crowe in A beautiful mind). Nel cinema il ruolo del genio è ricoperto sempre dal disadattato. Io conosco tanta gente intelligente (in particolare laureati in matematica) non disadattati o con problemi mentali (del tipo che vedono amici immaginari... vero Alvin??). Anche se, quando ho portato un'amica alla mia facoltà di matematica per aiutarla a preparare un esame di analisi, il commento nel vedere la gente che era lì a studiare fu "che brutte facce...". Forse uno studente di matematica non si rende neanche conto dello sforzo che fa rispetto a studenti di altre facoltà. O forse sono io che non mi rendo conto che nelle facoltà di matematica c'è gente che quando ragiona si gratta la fronte, che scrive sui vetri invece che sui quaderni o fa conti impossibili fissando punti nel vuoto?
Quello di cui volevo parlare in questo post, comunque, non è il perché il cinema necessita di matematici disadattati, ma dei matematici che hanno intrapreso carriere non necessariamente legate all'insegnamento o alla ricerca matematica. Questo perché solitamente c'è disinformazione sulla laurea in matematica e sull'utilità di un matematico nel mondo del lavoro. Scrivo questo post sperando che possa essere utile a tutti quei ragazzi che stanno valutando la possibilità di iscriversi al corso di laurea in matematica.
I matematici dopo la laurea trovano quasi subito lavoro, nel settore bancario, assicurativo, nell'insegnamento (principalmente scuole private) e soprattutto nell'informatica. I matematici sono obbligati a continuare a studiare anche dopo la laurea, non necessariamente matematica, e cercare sempre di utilizzare quel modo di ragionare che li caratterizza in quello che studiano e fanno. Proprio qui sta il problema di un matematico, cercare di adattarsi ai vari mestieri cercando di sfruttare quello che ha studiato. Per un ingegnere, un medico, un avvocato è molto più semplice, sanno già cosa faranno una volta finiti gli studi, anche se a volte la strada è molto lunga. Il loro lavoro, il più delle volte, sarà strettamente legato ai loro studi, applicheranno necessariamente quello che hanno studiato, non avranno bisogno di adattarsi a realtà che apparentemente non gli appartengono. Per un matematico invece è tutto il contrario, se vuole intraprendere una strada che non sia quella della ricerca. Quella del matematico è quindi la scelta più coraggiosa perché una laurea in matematica richiede forse anche più impegno di una laurea in medicina o in giurisprudenza, ma alla fine non si arriverà a guadagnare come un medico o un avvocato, a meno che non continuerà a metterci del suo. Per riuscire a guadagnare come un avvocato non gli basta una semplice iscrizione all'albo, ma dovrà dimostrare molto di più. Questo, dipendentemente dal tipo di persona che si è, può essere stimolante o avvilente. Io sono nel mezzo, in alcuni momenti mi deprimo in altri mi esalto.
Ci sono molti laureati in matematica che hanno intrapreso delle carriere per niente ovvie per un matematico, uno su tutti è Lewis Carrol l'autore di "Alice nel paese delle meraviglie", anche se insegnò matematica per 26 anni, oppure il musicista Philip Glass. C'è poi Zaha Hadid che dopo essersi laureata in matematica ha deciso di studiare architettura ed oggi è un architetto affermato. Da appassionato di calcio non posso non citare l'imprenditore ed ex presidente della Roma Franco Sensi.
C'è poi un certo Richard Garfield segnalatomi da un collega, uno dei più famosi inventori di giochi da tavolo. C'è chi dice che un modello matematico non sia altro che un insieme di regole, proprio come un gioco.
Infine ci sarebbe da citare tanti matematici famosi che, oltre al loro lavoro di ricerca, hanno contribuito alla risoluzione di tanti problemi pratici con l'aiuto della matematica. Mi viene in mente il problema dei ponti di Königsberg risolto da Eulero da cui alla fine tirò fuori anche un teorema per la teoria dei grafi. O come non citare Alan Turing? Decrittatore durante la seconda guerra mondiale, oppure John von Neumann.
Questi nomi però sono delle eccezioni, generalmente un matematico finisce a fare il programmatore, a lavorare in banca, nelle assicurazioni o a insegnare, insomma a fare l'impiegato. La domanda che ci si dovrebbe porre è se si è abbastanza appassionati di matematica da farsi un mazzo per 5 anni almeno, per poi rischiare di non avere soddisfazioni professionali e quindi economiche. Perché, parliamoci chiaro, ci sono molte altre lauree che alla fine non daranno soddisfazioni professionali, ma ne daranno tante economiche. Non tutti i medici diventeranno dei Dr. House, ma anche l'ultimo dei medici dell'ultima clinica d'Italia andrà a guadagnare di più di un programmatore.
Per quanto mi riguarda per il momento sono abbastanza fortunato a lavorare per una società che crede molto nei matematici, staremo a vedere.

10 commenti:

  1. daje, anche io lavoro in una società così!!! ce la faremo a conquistare il mondo!!! :D

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  2. Se posso chiedere... in che società lavori?

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  3. Lavoro per una società di consulenza informatica

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  4. Onestamente tutto il discorso che hai fatto fila, tranne con il fatto che siamo normali, ossia, se tu consideri un laureato mediocre ok, se prendi quello che ha tutti 30 e 30 e lode e io ne conosco non sono normali, forse siamo normali noi che uscilliamo tra il 25 e il 28 , ma sicuramente non siamo dei genii, i professori quelli forti stanno tutti fuori, non ce ne 1 normale, parlo di professori forti, se prendi a quelli di storia della matematica o didattica o probabilita' e vabbè, ma io che presi l'indirizzo di fisica-matematica, di professori normali non c'era 1 solo. Ricordo persone che a domande si fermavano, credo piu' di 2 minuti si mettevano 2 dita unite sulla fronte e si piegavano la scpiega tipo incurvandola, per poi darti una risposta secca, ma sono persone che a 37 anni erano gia' professori.

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  5. Sinceramente credo che un po' in tutti i corsi di laurea a carattere scientifico ci sia sempre qualche personaggio "strano". Per quanto mi riguarda, tra quelli del mio anno bravi che alla fine si sono laureati a pieni voti e che (non tutti) hanno continuato con un dottorato, non ce n'è uno "strano". E' tutta gente normalissima. Poi sì, effettivamente in giro c'era qualche studente particolare, ma ti posso assicurare che non necessariamente era un genio. Anche i prof. non erano così strani, ne ricordo uno solo, ma quello sembrava proprio ritardato. Il prof. più bravo poi era un signore normalissimo e anche molto divertente. Forse la stranezza che vedi te è dovuta al tanto impegno e dedizione che un ragazzo o prof. ci mette, studiare matematica non è semplice (tant'è vero che è la materia più odiata dagli italiani :D ) e richiede precisione e molto impegno. I "Perelman" o i "Nash" sono ovunque se poi si accorgono di essere bravi in matematica l'impegno li fa diventare ancora più strani di quello che sono. :D

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  6. guarda un po', vedo in background una lavagna che tratta di teoria della stima, un ramo decisamente applicativo, caratterizzato dal suo gioiello, il limite inferiore di Cramer-Rao.

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  7. credo che a laurea in matematica è un belliximo corso di studi ma aihmè spesso lasciato a se stesso... molto spesso è tr teorico e tr poco applicativo e purtr di specialistiche + applicative ce ne sn ben poche.... bisognerebbe forse sistemare qst aspetto visto k siamo csì flessibili noi matematici perchè non darci la possibilità di formarci con una specialistica più pratica nel settore k magari scegliamo di intraprendere?...

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    1. concordo pienamente Rosaria anche se ci sono alcune università come la sapienza che hanno tanti indirizzi tra cui quello applicativo che si dirama poi in tanti altri più specifici come informatica, statistica ecc. Quello che è assurdo è che come categoria non siamo per niente protetti dalla comunità matematica, non bisogna lamentarsi poi che gli iscritti sono pochi. Credo che un matematico con un piccolo sforzo in più possa tranquillamente lavorare come geometra, attuario o ingegnerie per esempio. Ma questo non è permesso a meno che non si prenda una seconda laurea o un diploma. Il paese delle corporazioni ci metterà sempre nella condizione di rimpiangere di aver fatto la scelta giusta

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