domenica 10 febbraio 2013

Storia di un cappotto

Il maestro samurai Yamamoto Tsunetomo disse "Se si è in dubbio se recarsi o meno in un posto allora è meglio non andarci".
Non so dove tutta questa storia mi porterà, a una svolta totale della mia vita? Alla disgrazia? Probabilmente da nessuna parte. Questa è la storia infinita di un cappotto.
Tutto ebbe inizio con i saldi invernali.
Quest'anno avevo già in mente di aspettare i saldi per comprarmi una nuova giacca. E così feci. Mi sono recato con un amico ad un negozio in un noto centro commerciale di Roma, consigliato da mia sorella. Ho acquistato un bellissimo cappotto, ottenendo un ulteriore sconto sul prezzo di  saldo perché la mia prima scelta fu un altro cappotto di cui però non c'era la taglia.
Me lo provo, lì per lì sembrava che mi stesse perfetto, il mio amico mi guarda e dice "Sì! E' er tuo!". Va be', acquistato!
Arrivo a casa, vado da mia madre per condividere la mia scelta. Mia madre mi guarda e mi fa "E' piccolo...". In un certo senso riesco a convincerla che si sbaglia. A questo punto lo faccio vedere anche a mia sorella che mi guarda e mi fa "E' piccolo...". Nello smadonnamento generale passa mio padre che buttando un occhio veloce e senza fermarsi, quando ormai lontano dice "E' piccolo..."
Game over!
Io e il mio amico siamo totalmente ciechi.... 
Il problema a quel punto fu quando tornare al negozio per cambiarlo. Infatti il giorno dopo sarei partito per circa tre settimane di trasferta. Incarico mia madre di andarmelo a cambiare in settimana. Nell'eventualità che non avesse trovato la taglia in più le do carta bianca per la scelta di un altro cappotto.
Parto, vado in trasferta e le notizie da Roma sono che il cappotto è stato cambiato con uno diverso ma, a detta di mia madre e mia sorella, più bello.
Torno, saluto tutti, baci e abbracci, entro in camera mia e la prima cosa che faccio è fare conoscenza con il nuovo cappotto. E' vero è più bello di quello che avevo scelto. Me lo provo e questa volta sono io a dire "E' piccolo...". Giù Madonne a non finire. Ma come cazzo è possibile che avessi preso un cappotto due taglie più piccolo? "Va be' aritornamo al negozio, stavolta mi raccomando concentrati, non se famo sfuggi' niente". Vado dal negoziante e dico "Abbi pazienza, credo di essere ritardato". Cambio il cappotto, questa volta con la giusta taglia. Mia sorella approva.
Penso "E' finita!".
Inizio a sfoggiare il mio nuovo cappotto, lo metto all'incirca per 4 giorni e un sabato sera che avevo tanta voglia di uscire ma non sufficiente da andare in una discoteca di Roma per la serata di carnevale, però alla fine mi lascio convincere. Balliamo, usciamo, balliamo, usciamo. Il mio nuovo cappotto fa la spola tra le mie spalle e i divanetti. La strategia era non lasciarlo al guardaroba, ma sui divanetti in modo da poter uscire in tranquillità senza morire di freddo. Tanto uno nel ballare ogni tanto ci butta un occhio, inoltre l'avevo svuotato di qualsiasi cosa di valore, al massimo rubano solo il cappotto. Ma perché dovrebbero rubare un cappotto pescato nel mucchio che non sai neanche se ti piace o ti sta bene, una volta appurato che è privo di qualsiasi cosa di valore se non il cappotto stesso?
Evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge, butto un occhio di meno e il fantastico cappotto magicamente sparisce.
"No va be', forse mi sbaglio" penso "fammi guardare meglio". Niente il cappotto non è più lì, inizio a girare per la discoteca alla ricerca del cappotto guardando anche con sospetto quelli che indossano gli altri, chiedo al guardaroba, il proprietario mi consiglia di telefonare il giorno dopo. Niente sto cappotto è sparito nel nulla.
Ho provato a chiamare il giorno dopo, ma niente, probabilmente qualcuno quella sera aveva particolarmente freddo. Non a caso era una delle notti più fredde di questo inverno e io so' tornato a casa con un maglioncino.
Ora, se io avessi seguito i consigli del grande maestro Tsunetomo che rispetto e venero, quella sera non sarei dovuto essere lì e forse adesso avrei ancora un cappotto o magari sarebbe andata anche peggio.
Quello che spero è che tutta questa strana storia del cappotto sia frutto di una ignota forza superiore che sta cercando di indirizzarmi verso una svolta totale della mia vita. Adesso mi toccherà uscire per andare a comprare una giacca e questo non era in programma e magari faccio qualche incontro strano e divento un super narcotrafficante, oppure scopro come viaggiare nel tempo o vengo a contatto da una qualche civiltà extraterrestre.
Insomma cose straordinarie che quando poi faranno un film sulla mia vita la scena del cappotto sarà fondamentale.


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